BeCube POWER  – BeCube PHONO  – BeCube SUT N.3: le gioie del suono analogico.

All’inizio c’erano i pick up a magnete mobile. A nessuno passava per la mente di studiare sistemi di riproduzione fonografica con testine a tensione di uscita molto bassa per poi progettare preamplificatori preposti ad elevare in modo enorme il segnale.

Già i compiti di un amplificatore (parliamo di integrati) erano tali e tanti che in qualche modo si riteneva che un pick up dotato di un’uscita dai 5 ai 7 mv fosse la cosa più sensata.

Pensare di spendere tempo e soldi nel progettare uno stadio phono che riuscisse a portare tensioni di uscita come le conosciamo per le odierne MC a livelli gestibili sembrava una follia.

Sto parlando degli albori dell’HiFi..dell’avvento della stereofonia.

Mutatis mutandis, anche oggi, con lo stesso atteggiamento critico, alcuni audiofili scuotono la testa davanti ad altoparlanti a sospensione pneumatica da stand con woofer da 16 cm, con efficienza sotto 84 db e che danno il meglio con finali di potenza da 300 watts. Lo considerano un controsenso, una scelta sbagliata.

Cominciarono i giapponesi, nei primi anni ’70, a spingere sul mercato le testine a bobina mobile in maniera consistente. Già si conosceva questa tecnologia sviluppata anni prima in USA da Joe Grado ma veniva giudicata troppo innovativa e poco sensata.

La leggenda narra che W.O. Stanton si facesse delle grosse risate quando, verso la seconda metà degli anni ’60 i suoi executives gli riportavano che sul mercato cominciavano a comparire con discreto successo le prime testine MC giapponesi.

Mr. Stanton riteneva impossibile che due bobine incrociate a X posizionate al termine di un cantilever immerse in un campo magnetico potessero riprodurre fedelmente le modulazioni di un solco inciso.

Col tempo si dovette ricredere ma, testardo com’era, rivoltò come un calzino il concetto di testina MC e studiò la sua versione di testina a bassa uscita, una MM con un minuscolo magnete in neodimio e bobine apposite che comportavano un’uscita di soli 0.3 mv e un resistenza interna di appena 3 ohm. Si tratta della riverita e ancora oggi ricercata serie Stanton LZS. 

Come sappiamo, col tempo le testine MC hanno preso il posto nel cuore degli audiofili più navigati anche se conosco qualche mio amico musicofilo un po’ impertinente il quale sostiene che le MM sono per chi ascolta la musica e le MC per chi ascolta l’impianto audio.

Ma veniamo all’oggetto di questa recensione. Audiodinamica è una giovane realtà in campo audio che fa base in quel di Torino. Progetta e disegna una serie completa di elettroniche che va da amplificatori per cuffia a finali monofonici, preamplificatori linea, phono, SUT e altro ancora. 

Il successo decretato da ottime recensioni in rete e l’uso di materiali e tecnologie “no compromise” ne fanno una interessante realtà nell’ambito del settore audio nazionale. Punto di forza, insieme al livello qualitativo dei componenti usati, è il design innovativo e sicuramente da molti giudicato trendy.

Qui per la prima volta viene preso in esame ed esposto a lunghi ascolti il pre phono denominato BeCube Phono con il suo power supply denominato BeCube Power, presentati al Monaco Hi Fi Show lo scorso anno. 

Chiude il trittico l’immancabile trasformatore BeCube SUT N.3 – poichè il BeCube Phono è solo per testine MM; è necessario per elevare la tensione di uscita per chi fa uso di testine MC.

Non disponendo di uscite giradischi con cavi bilanciati, i collegamenti da giradischi a pre phono e a SUT (quando in uso) sono stati effettuati con cavi RCA single ended mentre la connessione da SUT a pre phono con cavi completamente bilanciati forniti da Audiodinamica che insiste, quando possibile, di usare sempre il collegamento in modo bilanciato.

I tre oggetti si presentano come tre cubi di 15 cm per lato. Sono presentati in un’ampia gamma di colori, anche con finiture custom (come il legno) o con finitura di base in metallo anodizzato.

La vernice di vari colori è spessa, leggermente corrugata studiata antigraffio. 

Conferisce alle elettroniche un aspetto solido, volutamente postmoderno e, assemblato a moduli, con pretese di moderno design. Nella parte inferiore è presente un sottile disco di gomma che copre gran parte del fondo per evitare graffi.

Sicuramente si tratta di una soluzione anche estetica in quanto qualsiasi tipo di piedino avrebbe compromesso il look accattivante di questi oggetti. Un cordone ombelicale porta la corrente dall’alimentatore al pre phono il quale, così come il SUT N.3, ha gli ingressi sia normali che bilanciati.

Per i dettagli delle caratteristiche e del funzionamento vi rimando alle immagini degli utilissimi fogli di informazione presenti nelle confezioni.

PROVE D’ASCOLTO

Le prove d’ascolto si sono tenute con un impianto solo analogico confrontando il sistema Audiodinamica con il pre phono Manley Steelhead MM-MC e con il pre phono Adiolabor FEIN solo MC debitamente modificato con alimentazione esterna di alta qualità.

A parte il finale AR acquistato usato due anni fa, il mio set up è praticamente immutato da circa un decennio.

Ascoltando solo dischi in vinile, non uso un pre di linea. Sia il FEIN che il Manley sono provvisti di uscite variabili tramite potenziometri di qualità. In pratica dal pre phono mi collego direttamente al finale. Il volume lo regolo dai pre phono, come detto dotati di potenziometri.

Poiché il BeCube Phono non ha questa possibilità, ho chiesto a un compagno di merende di prestarmi un pre di linea decente. L’ Audio Research LS7. Usando quest’ultimo, per le prove di confronto ho usato l’uscita fissa del Manley destinata appunto a un preamplificatore linea.

Tutti i i collegamenti di segnale, tranne quello tra SUT N.3 e BeCube Phono, si sono tenuti con cavi RCA single ended.

Il finale di potenza è l’Audio Research D300 (150 watts su 8 ohm / 300 watts su 4ohm) e i diffusori Sonus Faber Extrema.

La sala d’ascolto debitamente trattata non è ampia (3,45×4,45x3mt di altezza) ma ottimizzata e dedicata solo all’ascolto della musica.

La prima cosa che sorprende nel BeCube Phono è la versatilità. Il Manley Steelhead in questo senso è un vero campione ma con il BeCube Phono le possibilità di regolazione non sono da meno.

Due livelli di guadagno (42 e 48 db), due livelli di impedenza in ingresso (47 kohm e 100 kohm…più avanti prenderò di nuovo in esame questa seconda possibilità) e diversi livelli di controllo di capacità in entrata.

Ciò detto e abbinando il BeCube Phono MM con il BeCube SUT N.3 con i suoi due livelli di guadagno selezionabili (12 e 24 db) e con i suoi tre diversi valori di impedenza in ingresso (tutte regolazioni che possono essere implementate “on fly”) le possibilità di usare testine di qualsiasi specie e regolare il suono a dovere sono innumerevoli.

Ai malati del vinile e amanti di testine di rango non potrà non far piacere il fatto che combinando le tre impedenze di ingresso e i due livelli di guadagno del BeCube SUT N.3 con le due impedenze in ingresso MM del BeCube Phono si ottengono decine di valori diversi di impedenza per calibrare ad hoc qualsiasi testina MC sia di LOMC che HOMC. 

A tal proposito è utilissimo un foglio incluso alla confezione dove vengono riportati tutti i valori ottenibili a seconda dei diversi settaggi (vedi foto allegata). 

IL SUONO.

La combinazione delle valvole del Manley con lo stato solido del finale AR dà origine a un suono caldo, coinvolgente e mai stancante. La dinamica è garantita dall’elevata capacita di erogare corrente del finale AR che lavora senza scomporsi con i suoi 300 watts sui 4 ohm delle SF Extrema.

Solamente con testine MC d’antan con tensione di uscita veramente bassa come la stupenda Ortofon MC 30 prima serie (0.07 mv) o la Sony XL MC2 (0.1mv) sento che il Manley fatica ad esprimersi a pieno nel suo ingresso MC (circa 75db).

E qui viene in aiuto l’Audiolabor FEIN a stato solido con i suoi 80 db di guadagno e silenziosissimo. Il suono risulta un po’ più freddo rispetto al Manley ma si guadagna in apertura spaziale e immagine sonora.

Prevalentemente ascolto musica classica sinfonica e cameristica ma non disdegno il jazz in particolare quello acustico delle grandi etichette come Verve, Riverside, Roulette, Blue Note, Pablo.

Frequento forum internazionali e a detta della maggior parte dei possessori del Manley questo è imbattibile nel suo ingresso MM che con i suoi 65 db di guadagno può essere usato anche per testine HOMC senza problemi di sorta grazie anche alla possibilità di correggere il carico in ingresso riducendolo a 400 ohm.

Nel suo ingresso MC intervengono nel circuito dei trasformatori che alzano ulteriormente il guadagno ma in tal modo – si dice – ne risentirebbe leggermente il suono. Sarà anche vero ma io lo trovo tra i migliori pre phono da me ascoltati e una manna per chi ama il vinile.

Oggetto con alcuni limiti veniali di progetto per ciò che riguarda l’utilizzo e non per la resa sonora (mancanza del carico di 100 kohm in MM, assenza del balance), ma pur sempre limiti per chi come me ha fatto dell’ascolto in vinile e dell’uso di svariate testine MM e MC vintage e nuove il suo passatempo preferito.

Il suono del BeCube Phono non si discosta di molto dal Manley. Manca quel quid di calore dovuto alle valvole ma la dinamica , la definizione e il fuoco della scena sonora sono a livelli del tutto simili. Con le voci femminili il BeCube sfodera un suono e una verosimiglianza disarmante e i martelli del pianoforte sono esaltati nella loro caratteristica percussiva.

Il Manley restituisce una bolla sonora di poco un po’ più completa con un sustain e un alone sonoro più lungo. Il BeCube con le testine MM, grazie alla loro tipica facilità di emissione, la scorrevolezza scevra da impedimenti e muri di carattere tecnico-elettrico dà luogo a un ascolto coinvolgente che si fa apprezzare con ogni genere di musica.

Con la musica da camera il BeCube restituisce il semicerchio virtuale del quartetto per archi che è distinguibilissimo. Il layering del pianoforte leggermente recesso nel quintetto “La Trota” di Franz Schubert è perfettamente localizzabile.

Il Manley, diversamente dal BeCube ingigantisce di poco le dimensioni degli esecutori e il riverbero ( per inciso …spesso non del tutto gradevole) degli studi o delle sale deserte in cui è avvenuta l’incisione si nota in maniera leggermente maggiore.

Con dischi test la valutazione della triade ASD (Attak-Sustein-Decay) è interessante. Usando lo Sheffield Drum Record (Sheffield LAB 14) la grancassa e il rullante sono rivelatori come lo sono i piatti. Da 1 a 10 per il Manley la mia valutazione è A : 7, S : 9, D : 9. Per il BeCube Phono A : 8, S : 8, D : 8.

I malati del vinile come me non possono non apprezzare il fatto di trovare il BeCube Phono con la possibilità di carico in MM di 100 kohm. Si è persa questa buona abitudine ma quando le MM dettavano legge, la presenza del carico a 100 kohm era la norma.

Per farne che? ..direte voi.

È risaputo che la risposta in frequenza delle alte e altissime di particolari ( non tutte) testine MM dipende dalla resistenza di carico in ingresso.

Alte frequenze ariose, definite e non stancanti, masse orchestrali di strumenti a corde riprodotte alla perfezione sono caratteristiche di alcune testine MM top di gamma con tagli di diamante molto spinti, damper studiati alla perfezione e frequenza di risonanza del sistema diamante-cantilever-damper più alto possibile (solitamente sopra i 13 khz).

Quando sentite troppe sibilanti e il suono diventa per questo sgradevole, sappiate che questa frequenza di risonanza è troppo bassa. Solo un carico di 100 o 150 kohm rende giustizia alla performance sulle alte e altissime frequenze di queste testine MM.

Lo dimostra il fatto che, in epoca di quadrifonia (prima metà anni ’70) le testine che leggevano il solco quadrifonico solitamente presentavano una risposta in frequenza da 20hz a 60 khz e se ne consigliava vivamente il carico a 100 kohm.

Il BeCube Phono mi ha permesso di rispolverare la mia Empire 4000/XL III, MM vintage destinata a incisione quadrifoniche.

Detti tipi di testine funzionano egregiamente anche su normali dischi stereofonici. E così, un paio d’ore dedicate a musica per archi con la Empire caricata a 100 khom. Divertimento puro.

Usando testine MC di alta qualità il confronto rispetta le impressioni avute con MM di rango. Il BeCube N.3, debitamente settato, eleva il segnale che, attraversando il BeCube Phono, raggiunge un totale di 76 db riuscendo a gestire anche testine con tensione di uscita bassa.

Scegliendo nel SUT N.3 il valore in ingresso di impedenza più alto ( dei tre a disposizione), il livello di guadagno più basso ( 12db) e 100 kohm in ingresso MM si ottiene come risultato una impedenza effettiva in ingresso di 700 ohm che è vicino al valore ideale ( 1000 ohm) per la testina MC ( HOMC) Dynavector 10×5 con tensione di uscita di 2.5 mv e DCR 150 ohm. E il gioco si ripete con altri pick up che necessitano di particolari carichi.

Di nuovo, come con il Manley, solo testine con tensione di uscita molto bassa (sotto a 0.1 mv) cedono leggermente il passo. Ne risente la larghezza della scena sonora, la profondità e in misura minore anche la dinamica generale. Solo il Fein con i suo 80 db a stato solido non arretra e, seppure con il suo carattere teutonico freddino, rimette le cose nella giusta dimensione.

Considero il trittico Audiodinamica un sistema definitivo per l’ascolto di musica registrata su vinile. I materiali usati (il SUT N.3 usa trasformatori Cinemag) la tecnologia impiegata (tutto a componenti discreti..niente op – amp in gioco), il design e la cura nel presentare gli oggetti, l’ampia letteratura tecnica – scientifica – tecnologica che va al di là del mero marketing ed è disponibile sul loro sito web per addetti ai lavori e appassionati, ne fanno un oggetto al di sopra di ogni sospetto.

Il costo è alto ma adeguato all’impegno profuso e al risultato finale. 

Prezzi, modalità per eventuali acquisti e informazioni su www.audiodinamica.com 

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