AUDIODINAMICA BCube SUT 2. Trasformatore per testine MC a bassa tensione d’uscita.
Premetto che oggi, la soluzione di uno step-up abbinato a un pre fono solo MM di buona qualità ma dal costo contenuto (se ne trovano di ottimi sotto la soglia dei 400 euro) permette di disporre di una sorgente analogica d’alta qualità, usando testine MC a bassa o media uscita.
In articoli e recensioni passate, Audiosinapsi ha preso in esame i prodotti del produttore torinese Audiodinamica, trovandoli accattivanti sia dal punto di vista estetico che qualitativo.
In particolare il trittico BCube Power Supply, BCube SUT 3 e BCube Pre Phono è stato oggetto di una recensione che potete trovare nel link che lascio alla fine di quest’ultima mia recensione.
Qui parleremo dunque del trasformatore BCube SUT 2, fratello del BCube SUT 3 dal quale si differenzia per alcune soluzioni progettuali più ricercate e per l’uso di materiali qualitativamente superiori; la forma estetica rimane tuttavia identica.
È stato rivisto il dimensionamento dei trasformatori, implementato con nuovi materiali e curato in modo maniacale il problema di possibili rumori indesiderati.
Lo scopo e la finalità progettuale è quello di avere un trasformatore idoneo in particolare per le testine fonografiche con tensione di uscita basse (inferiori a 0.2 mv).
Sul frontale sono presenti due selettori circolari. Uno in basso che permette di selezionare 12 o 24 DB di guadagno; uno in alto che seleziona il carico in ohm tra low, medium e high.
Il retro è semplice ed ergonomico con ingressi sia XLR che RCA tradizionali e il solito contatto GND.
Come sempre – e per questo merita un sentito encomio – Audiodinamica mette a disposizione degli interessati schede tecniche e informazioni progettuali dettagliate e preziose.
Per conoscere in profondità gli aspetti tecnici e la differenza fra il SUT 2 e il SUT 3 visitare il sito www.audiodinamica.com, aprire la voce “news” e cliccare su “blog”.
IL CUBO
La particolare forma a cubo dei prodotti Audiodinamica è inconfondibile e accattivante. All’arrivo del pacco/cubo in una confezione curata e originale ero ansioso di cominciare la prova d’ascolto.
MODALITÀ DEGLI ASCOLTI DI PROVA
La prova è stata condotta usando un pre phono Manley Steelhead nella sua configurazione di uscita variabile (controllo del volume in uscita). Inoltre ho usato un secondo pre phono solo MM (48 db di guadagno) della Arion Audio. Il finale di potenza è un Audio Research D 300 a stato solido e come altoparlanti le mie solite Sonus Faber Extrema.
Per avere una idea della qualità e natura del SUT 2 questo è stato confrontato con altri step up, vale a dire:
a) L’ingresso MC dello Steelhead dotato internamente di autotrasformatori ( autoformers …più avanti tenterò di spiegare di cosa si tratta) che alzano di circa 12db il guadagno, già di per sé alto (65 db) del normale circuito che provvede alla sua uscita MM.
b) Lo Step Up Ortofon T20 che permette un innalzamento 30/1 della tensione di uscita delle testine MC.
c) Il pre-pre (head-amp) EXP Elevator della inglese Graham Slee con circa 24 db di guadagno.
TRASFORMARE NON È AMPLIFICARE
Può sembrare – perché assolvono alla stessa funzione (aumentare la tensione di uscita del pick up) – ma un SUT e un pre pre (head-amp) non sono la versione passiva e attiva della stessa cosa.
Trasformare e amplificare sono due cose diverse. Un trasformatore trasforma l’energia della testina caratterizzata da una tensione bassa e da una corrente alta (relativamente alla sua tensione) in una corrente bassa e una tensione alta.
Un head-amps aumenta i volts in uscita aumentando la tensione e lasciando praticamente inalterata la corrente. Ci sono sostenitori e detrattori di una e dell’altra soluzione. Sui forum audio ci si prende a pugni sostenendo l’una o l’altra tecnologia.
Chi appoggia l’head amp fa notare che un trasformatore non è quasi mai lineare, alterando le frequenze molto basse e molto alte. Inoltre questa parte sostiene che ruba energia al basso segnale in uscita dalla testina per magnetizzare gli elementi del trasformatore.
Chi inneggia ai SUT sostiene che la circuitazione è molto semplice, è un componente passivo meno soggetto a disturbi (radio frequenze, loop di massa o rumori dovuti alla messa a terra) e, se ben progettato con materiali di pregio, non apporta modifiche timbriche al segnale audio se non quello di alzare la tensione in uscita lasciando inalterato il resto…cosa che non sempre succede con un amplificatore che tratta a fondo il segnale a causa della circuitazione più complessa.
ASCOLTI CON DIVERSE CONFIGURAZIONI A CONFRONTO
Ho iniziato gli ascolti usando le testine a tensione di uscita molto bassa in mio possesso. La Ortofon MC 30 prima serie (0.07 mv, 4 ohm) e la Ortofon MC 200 (0.09 mv , 5 ohm). E’ cosa nota e sostenuta dai possessori dell’apparecchio che lo Steelhead dà il meglio di sé usando il suo ingresso MM.
L’implemento dei trasformatori interni del Manley, usando l’ingresso MC, inficia leggermente la magia del celebrato pre a valvole. Spesso mi trovo a preferire, usando testine MC a media o alta uscita, il suo ingresso MM che, grazie ai suoi 65 db di guadagno lavora agevolmente. Il segnale può essere regolato anche a livello di carico in ohm tra cinque posizioni (47 K, 200, 100, 50 e 20 ohm).
Con testine a uscita bassa le cose cambiano. Si sente l’esigenza di un guadagno più alto apportato dai trasformatori dell’ingresso MC. La dinamica, la resa a diverse frequenze, la scena sonora e la risposta ai transienti ringraziano.
SUT 2 VS AUTOFORMERS MANLEY
L’abbinamento con il SUT 2 sfruttando la posizione di ” High Gain” e “Low” circa il carico ed entrando nel pre a valvole Manley in MM a 47 Khom con la testina Ortofon MC 30 prima serie, ha dato origine a un suono pieno, dinamico, coinvolgente, estremamente godibile, restituendo stranamente quell’aura tipica del migliore suono valvolare così amato da molti di noi e leggermente compromessa dagli autoformers del circuito MC del Manley.
“AUTOFORMERS”: in poche e semplici parole un autoformer è un trasformatore con solo un avvolgimento dove una parte funziona da primario e una da secondario. Occupa meno spazio e, quando usato in ambito hifi come step up, non permette innalzamenti di guadagno elevati. Sono comunissimi e largamente impiegati in altre applicazioni.
Sia come sia, la performance del SUT 2 mi ha tenuto incollato per un tempo considerevole all’ascolto della musica classica preferita. Il commutatore di carico si fa sentire e passando da low ad high l’equilibrio tonale e il livello dinamico ne risentono.
ASCOLTO CON SUT 2 E PRE PHONO ARION AUDIO MM 2014 (SOLO MM) ECONOMICO
I confronti sono continuati con le stesse testine Ortofon a bassa uscita e il pre phono Arion Audio a stato solido, un prototipo del 2014 solo MM di 48 db di guadagno denominato appunto MM 2014. Si tratta un apparecchio acquistato in kit di montaggio per un paio di centinaia di euro che, suppongo, ora venga usato correntemente nella sezione MM all’interno del pre phono nella produzione dell’azienda siciliana.
Il risultato è stato molto buono. Settando ancora in high gain e low load sul SUT 2 ed entrando nel pre phono con i suoi 47 Kohm, la prova ha dimostrato come un abbinamento del genere dia origine a un suono godibilissimo con un pre fono dal costo molto contenuto.
In questa prova, non usando il pre phono Manley con la sua uscita variabile, ho regolato il volume con due semplici attenuatori passivi esterni autocostruiti con potenziometri alps.
SUT 2 VS SUT T20 ORTOFON
Passando ad apparecchi step up alternativi ho potuto confrontare il SUT 2 con il SUT T20 Ortofon.
Questo è dedicato a testine Ortofon e il suo rapporto di innalzamento 30/1 e il carico fisso intorno ai 6 ohm lo rende utile per usi specifici e, per così dire, limitati.
Con pre phono Manley, il SUT Ortofon è contraddistinto da un buon suono dinamico, coinvolgente e ampio anche se alle volte un pò freddo negli ascolti di musica sinfonica, rendendo non del tutto fine la grana delle masse degli strumenti ad arco. Il dettaglio e l’analiticità sono comunque godibili e di prim’ordine.
Il SUT 2, settato come sempre in guadagno a 24 db e carico in ohm basso, non si è discostato di molto dal suono del T20, rendendo nuovamente il suono leggermente più “valvolare” e un pò meno affaticante.
Il pot del volume del Manley aveva però bisogno di un paio di scatti in più per il livello di ascolto ottimale.
Voglio precisare che quando parlo di suono valvolare non intendo qualcosa di eccessivamente eufonico o caldo. Intendo un suono coinvolgente e pieno, accurato ma senza eccessi, mai troppo analitico e che riesce a tenerti impegnato per lunghe sedute d’ascolto senza affaticare.
SUT T2 VS HEAD AMP “EXP ELEVATOR” GRAHAM SLEE
In ultimo ho proceduto confrontando il SUT Audiodinamica con il pre pre attivo EXP Elevator della Graham Slee. Questo piccolo preamplificatore inglese ha un guadagno di 24 db esattamente uguale al SUT 2.
Il problema di questo apparecchio è la facilità con cui capta le radiofrequenze. Ho provato diversi accorgimenti ma non sono mai riuscito a eliminare del tutto i disturbi indesiderati. A un volume di ascolto normale la cosa disturba non poco.
Unico palliativo efficace è allontanarlo il più possibile dal resto delle elettroniche. Una presa a muro dedicata e un paio di metri di cavo di segnale per riporlo il più lontano possibile dal resto dell’impianto hanno sortito un risultato accettabile ma non del tutto eliminato il problema specialmente ad alti volumi di ascolto.
Confrontato con il SUT 2 non c’è gara. Più dinamico e più coinvolgente il suono di quest’ultimo. Anche provando con diversi carichi in ohm di cui il Graham è dotato, non riesce a eguagliare il suono del SUT 2.
Per curiosità ho tolto dal braccio del giradischi la MC 30 Ortofon (0.07 mv) e montato una Ortofon SPU Classic con uscita 0.25 mv.
Qui le cose hanno cambiato prospettiva. Il confronto ha riavvicinato il suono del pre-pre a quello del SUT.
CONCLUSIONI
Il cubo della Audiodinamica suona in modo egregio e mi ha sfiorato l’idea di mettermelo in casa e acquistarlo, avendolo provato in modo approfondito anche con altre testine MC con uscita media.
La testina Ortofon SPU Classic sia con il commutatore a 12 db che 24 db di guadagno e con carico sia low che medium ha prodotto un suono ragguardevole e, per me che ascolto molta musica classica, è stato un piacevole esercizio ascoltare per un pomeriggio intero la mia musica preferita.
La Monster Cable Alfa Genesis 100 (0.3mv) con carico medio e 24 db di guadagno ha sfoderato con il jazz e il pop-rock tutto il suo potenziale di dinamica, presenza, correttezza timbrica e dettaglio, doti che conosco bene grazie allo stadio MC del Manley e che con il SUT 2 e l’ingresso MM dello Steelhead a 47kohm di carico, prende una sfumatura diversa, per me leggermente più godibile e foriera di lunghi ascolti.
Il costo (circa 2000 euro a seconda delle diverse finiture) è alto ma adeguato alla qualità, alla costruzione, alla cura maniacale nella scelta dei materiali. In aggiunta, trovo che il CUBO possieda un valore estetico insuperabile ma è una mia valutazione del tutto soggettiva e personale
Dischi usati per le prove d’ascolto:
Jazz: Basie & Friends (Pablo), We got request – O. Peterson trio (Verve)
Pop-Rock: Hearts and Bones – P.Simon (WB), Aqualung-Jethro Tull (Chrysalis).
Classica: Royal Ballet Gala (Rca Living Stereo) – Ansermet con ROH Orchestra, Venice (Rca Living Stereo) Solti con ROH Orchestra.
Beethoven Quartetto op 59 n.3 – Quartetto Italiano (Philips).
Qui sotto allego l’articolo apparso su Audiosinapsi tempo fa, dove ho preso in esame in modo approfondito il trittico BCube power supply/BCube sut3/BCube prephono Audiodinamica.
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