ESB 7/06 prima serie
La domanda che immagino sorga spontanea ai più potrebbe essere: «perché mettersi in casa una cosa del genere?»
Per me la risposta più ovvia è la famosa estrema sintesi: «perché sì!». Oppure perché Dough Sax le volle quali monitor in uno degli studi di registrazione migliori del mondo: lo Sheffield Lab, noto presso gli audiofili proprio per la qualità delle sue incisioni. O meglio ancora, perché con qualche accorgimento teso a modernizzarle, suonano davvero bene e possono donare – ancora e sempre – molte soddisfazioni e piacere d’ascolto ai suoi possessori.
Caratteristiche Tecniche
Diffusore da pavimento a quattro vie, composto da: sezione UMA (Unità Medio Alti) ospitante un tweeter da 26 mm; un mid-range per la gamma medio-alta da 5,6 cmcon magnete in AlNiCo 5; mid-woofer da 16 cm caricato in baffle infinito e woofer da 32 cm, caricato in sospensione pneumatica.
Gli altoparlanti sono tutti di produzione CIARE, costruiti secondo le specifiche del progettista.
Detta scelta non fu solo di carattere economico ma anche filosofico.
L’ingegner Renato dimostrò facilmente che un ottimo diffusore può essere fatto anche con altoparlanti economici, perché alla fine ciò che conta è la bontà del progetto (e del manico aggiungo io).
Con la serie 7 l’ingegner Giussani introdusse l’esclusivo sistema DSR (emissione a spettro distribuito), il quale garantisce sempre una scena acustica correttamente alta e puntualmente focalizzata, anche per ascolti fuori asse.
Come spesso capita alle novità il diffusore non fu capito immediatamente da alcuni tecnici, anche per la sua peculiare necessità di essere misurato in modo non convenzionale.
Impedenza: 6 Ohm.
Sensibilità: 90 dB.
Risposta in frequenza a -3 dB da 25Hz a 20˙000Hz.
Frequenze di crossover (Hz): 500; 2000; 5000.
Potenza consigliata: 250 Watt.
Dimensioni: A 140cm; L 48cm; P 29cm.
Peso: 74 kg (coppia).
Breve Storia della ESB 7/06
Nata e commercializzata nei primi anni ’80, la ESB 7/06, fu la portabandiera della fortunata serie “7”.
Esistono altri due modelli ancora più grandi della 06: la 7/05, che è l’esemplare di punta della serie, dotata di due woofer da 32 cm, di cui uno passivo. Poi c’è l’enorme 7/03 la cui gamma bassa è affidata ad un possente woofer da trentotto centimetri.
Questi ultimi due diffusori erano disponibili solo su ordinazione.
La serie 7 fu un grande successo internazionale.
Istruzioni per l’Uso
Le 7/06 sono diffusori molto affascinanti ma, rispetto a certe casse isteriche di oggi, sembrano suonare un po’ opache e spente. Ma io sapevo esattamente cosa modificare (ovviamente in modo reversibile) per migliorarle e così è successo.
Per primo ho rimosso i quattro fusibili e i tre potenziometri in serie al prezioso segnale musicale.
Ho aggiornato i circuiti interni, sostituendo i componenti della rete divisoria delle frequenze con condensatori, induttanze e resistenze infinitamente migliori degli originali, ovviamente rispettandone scrupolosamente i valori.
Per mia fortuna l’esile cablaggio di collegamento fra crossover e altoparlanti era stato già sostituito con appositi cavi di buon rame OFC, specifici per per diffusori, costruiti per contenere la trasmissione delle vibrazioni, causate dalle onde sonore interne.
Rimontato tutto e provate, con qualche dolore, ho constatato che la scena acustica era sgangherata e adesso c’era anche qualcosa di sbagliato con la sezione bassi.
Siccome ero assolutamente certo del lavoro svolto sul crossover, mi sono andato a rivedere il collegamento delle fasi dei singoli altoparlanti. Infatti nella furia ne avevo invertite due su quattro!
Il secondo errore, molto più insidioso, quello dei bassi strani, l’ho risolto osservando più attentamente i piani di assemblaggio del diffusore. In effetti avevo sistemato l’assorbente interno in modocasual.Una volta riposizionatolo secondo il criterio illustrato, tutto è ritornato nella norma.
Da ultimo, visto che le avevo nel cassetto, ho installato delle grosse punte, perfette allo scopo di disaccoppiare le casse dal pavimento, coadiuvate dalle mai troppo elogiate sottopunte A.R.T. Q Damper, ottenendo più pulizia sui bassi e maggiore articolazione generale.
I morsetti posteriori non sono stati sostituiti.
Le 7/06 vanno posizionate in ambiente a 10 cm dalla parete di fondo; almeno cinquanta centimetri dalle pareti laterali; ad una distanza tra i 240 cm e i 270 cm fra i centri emissione delle rispettive sezioni dei medio-alti ed altrettanti dal punto d’ascolto.
Le 06 suonano anche con 40 Watt (veri) ma abbisognano di tanta ed ottima potenza (meglio ottima che tanta) per esprimersi al meglio.
L’Ascolto
La prima volta le incontrai in un negozio, nel 1987. Mi fecero una grande impressione perché trattavano bene un po’ tutti generi di musica, per la scena acustica alta e specialmente per il loro suono compatto, omogeneo e musicale.
La seconda volta è stato per cinque minuti, poco prima di acquistarle.
Nude e crude le ESB 7/06 della prima serie, quelle con i fusibili e i potenziometri, stupiscono per la loro omogeneità di emissione; per il basso profondo, udibile e mai invadente. Si apprezzano per la loro presentazione morbida e calda, quasi avvolgente.
Di contro manca quel pizzico di raffinatezza ed articolazione in più. Se nella loro epoca queste caratteristiche erano tollerabili perché comuni a molti diffusori, anche “blasonati”, oggi questo è inaccettabile.
Io ho scelto le 7/06 perché ho una marea di musica non gradita agli impianti molto analitici (la maggioranza dei miei dischi non è stata concepita per stupire gli audiofili).
Perché mi servivano un paio di casse che se ne stessero comodamente sulla parete di fondo. Perché volevo finalmente ascoltare tutta la musica, basse frequenze comprese e cioè anche quella che i mini-diffussori non dicono.
Adoro le ESB 7/06 perché non s’inventano nessuno scintillio e non aggiungono nessuna patinatura. Nessun dettaglio viene ostentato fuori del contesto musicale, nessun effetto scultoreo del musicista, nessuna profondità abissale della scena acustica e perché esse sono quanto di più vicino alla musica dal vivo di moltissime casse sul mercato.
Mi spiego: quando si ascolta musica in teatro, il rumore di fondo è altissimo e ci sono molti elementi di disturbo rispetto a casa, quindi addio al nero infrastrumentale dei migliori impianti.
Gli strumenti, anche da metà sala, non brillano, non arrivano “pornografici” come nelle migliori registrazioni.
Le armoniche dei vari strumenti non se vanno in giro echeggiando per la sala ma resta tutto lì dov’è. Neanche l’organo della Cattedrale di Edimburgo suona così “realistico” come certi organi sui dischi audiofili. E il fatto che nessuna “panza” sia stata maltrattata dalla sua strapotente sezione bassi… mi ha cambiato la vita.
Ormai siamo uomini, possiamo dircelo chiaramente in faccia: l’alta fedeltà è un gioco! Gioca forte chi ha tanti soldi e gioca piano chi sta con le pezze, ma nessun ricco e nessun povero potrà mai andare oltre l’illusione di ascoltare musica come dal vivo. Il massimo che possiamo fare nelle nostre case è ascoltare musica come più ci piace.
Ovviamente ha senso perfezionare la nostra fonte di piacere ma ancora meglio sarebbe perfezionare noi stessi. Io per esempio vendetti tutto per farmi un bel viaggio e un abbonamento in teatro.
Ma… ad ognuno il suo!
Come suonano dunque le nuove ESB 7/06, senza tutti quei contatti, saldature in serie al segnale e con le nuove induttanze e condensatori? Beh, sono quasi irriconoscibili!
In sostanza l’estensione rimane la stessa ma è la trasparenza e la velocità a stupire.
La cosa di cui sono più contento è che nonostante i dettagli e le micro informazioni siano ora di molto più palesi, esse rimangono comunque nel tessuto musicale senza porsi in evidenza in alcun modo ma rafforzano e completano il messaggio musicale, aumentandone notevolmente la credibilità e il godimento.
Il timbro sembra essere diventato più chiaro ma è solo l’effetto dell’aumentata trasparenza.
Il tanto vituperato tweeter di questo diffusore può finalmente esprimersi liberamente rivelando al mondo le sue doti, non certo da primo della classe, ma capacissimo di donare sottile rifinitura e respiro alle trame più delicate della musica acustica, specie quando suonata da strumenti antichi.
Il soundstage adesso è limpido e la focalizzazione è netta, senza scadere nell’iper realtà.
La dinamica e la velocità dei transitori soprattutto adesso sono a livello di un buon diffusore contemporaneo di pari caratteristiche (oddio, si fa per dire perché ci sono di quei pachidermi in giro che non si muovono neanche a calci nel didietro).
Al mio impianto è vietato (!) rendere ogni singolo musicista protagonista perché tutto ciò che deve fare non è stupirmi o intrattenermi ma… istruirmi, nutrire la mia anima e rigenerarmi dal “logorio della vita moderna” inondandomi di bellezza come un fresco ruscello e pervadendomi di pace come un caldo sentimento.
Conclusioni
Le modifiche da me introdotte hanno apportato un miglioramento drammatico! Non sto alludendo ad un semplice quanto generico cambiamento, ma un miglioramento tale da far guadagnare almeno venti anni al suono di queste incredibili ESB, riconfermando il loro posto nell’Olimpo della Hi-Fi Made in Italy.
Naturalmente non esagero. Chi le ha ascoltate ha cominciato a porsi qualche domanda seria riguardo la qualità e prezzo correlato di certe realizzazioni di oggi.
Però le maggiori soddisfazioni me l’hanno date i profani e gente che frequenta abitualmente la musica.
Quel poco di colore elettronico, tipico delle ESB, è andato perso quasi del tutto e la musica registrata bene suona da correttamente a sbalorditivamente. Ma la cosa di cui sono più felice è che, nonostante le modifiche, le mie 7/06 conservano intatta la magia che il loro “padre” ha saputo infonderle.
Per me, al termine di un rocambolesco percorso di vita da audiofilo, gli unici due parametri che davvero contano infine sono la musicalità e la piacevolezza.
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