Portento Audio USB Copper One, Entry Level molto High Level.
Come me lo ritrovo fra le mani? Quasi non me ne ricordo più.
Era maggio e durante il Monaco High End 2019, incontrai e conobbi per puro caso Pierpaolo Prospero di Portento Audio, azienda italiana dall’ottimo pedigree unanimemente riconosciuto.
In visita allo stand Spirit Torino/Audio Gd, fu Andrea Ricci a presentarmi Pierpaolo, persona umile e amabile sin dal primo istante.
Un mio sguardo interessato ai suoi cavi USB e l’invito immediato a provare questo entry level di ottima fattura estetica e tattile.
Consapevole della necessità di rodaggio, rientrato in redazione, ho inserito il cavo nella catena principale e l’ho praticamente dimenticato lì, senza più porre orecchio.
Onestamente, l’intervento del cavo usb è stato per lungo tempo motivo d’attenzione e inquietudine finché ho bazzicato dac che alimentavano la propria scheda d’acquisizione dal pc; tuttavia, quel pesante collo di bottiglia, ha mitigato il suo peso da quando maneggio dac con scheda d’acquisizione Amanero autoalimentata dal dac stesso.
Mitigato certamente ma non del tutto eliminato il problema del trasferimento dati corretto, soprattutto sul piano timbrico.
E’ proprio su questo fronte essenziale che il Portento Audio USB Copper One si è rivelato estremamente coerente e musicale. Si ma quando?
Lo avevo ormai dimenticato lì nell’impianto da mesi, quando a metà settembre, sono stato costretto a rimuoverlo per ragioni di lunghezza utile, sostituendolo con un cavo USB da 1,5 mt di altra nota azienda, scelto a caso fra i 6 cavi USB che ruotano normalmente nelle varie configurazioni delle sale d’ascolto di Audio Sinapsi.
La prima impressione seguente la sostituzione, è stato un ampliamento moderato della scena acustica in larghezza ed una marcata apertura della gamma altissima con una migliore intellegibilità delle informazioni d’ambienza.
Del resto, il posto del Portento era stato preso da un cavo di eccellente fattura con conduttore argento dal costo doppio e tutto sommato, quel che è venuto a galla, è esattamente quel che di norma ogni appassionato ritrova nel passaggio da un cavo con conduttore in rame ad uno con conduttore in argento (c’è ancora qualche dinosauro che crede irrilevante il materiale del conduttore, del dielettrico e della geometria di un cavo? Ahimè …si).
Fatta salva dunque la differenza in termini di apertura fra i due tipi di conduttore, restano aperte altre questioni relative ad altri fattori e soprattutto alle geometrie in gioco, determinanti al pari.
Sicché, non basta questa primaria differenza a far propendere la scelta verso l’uno o l’altro tipo di conduttore e la valutazione finale di un cavo, diventa spesso un fatto di colore, calore e peso, a volte utile in alcuni set up, per un affinamento del sistema musicale che è sempre immagine unica e imprescindibile dell’appassionato musicofilo e della sua esperienza d’ascolto dal vivo.
E’ dunque il motivo che mi spinge a scrivere di questo gran bel cavo dal costo abbordabile e dalle prestazioni suadenti proprio in termini di calore e colore.
All’interno del sistema integralmente a stato solido, composto dal Dac Audio Gd Master 7 Singularity, dal Pre Agi 511 e dai finali Krell Ksa 100s che pilotano le Avalon Radian, il Portento Audio USB Copper One, aggiunge una nota rilevabile chiaramente nel “peso” e nel timbro caldo e armonicamente ricco dei legni dell’orchestra, con una splendida capacità di estrazione e tenuta dei riverberi e del sustain di violoncelli e contrabbassi come nessun altro cavo fra quelli in mio possesso e di fascia di costo equiparabile.
Non è un cavo dotato di radiografante introspezione come altri passati in redazione ma ritengo che sul piano della credibilità timbrica, abbia pochi rivali proprio per via di quella precisa emozione evocata dallo sfregamento delle corde sugli strumenti ad arco. Il colore dei cimbali poi, è bronzo/rame piuttosto che argentino e questa è un’altra nota timbrica sulla quale ho molto riflettuto e che mi ha spinto ad amare questo bel cavo usb.
Può tanto un cavo USB? E’ legittimo chiederselo e tuttavia, sarebbe legittimo averne sana curiosità e soprattutto consapevolezza, che un grande impianto non è MAI figlio di un grande componente ma di una cascata di piccoli e precisi interventi in ogni parte del set up.
Nell’era della musica dematerializzata dal supporto fisico (file estratto), il trasferimento dati ha origine, prima che altrove, proprio in quel delicatissimo passaggio dal player del pc/streamer al convertitore digitale analogico e se l’amico dinosauro di turno vi sogghigna tronfio delle sue conoscenze informatiche, non vi resta che invitarlo a sedere sul vostro divano d’ascolto e lasciarlo cuocere nel suo brodo ma …mi raccomando … a fuoco lento e senza furibondi attacca e stacca.
La riproduzione domestica ha bisogno di calma per metabolizzare correttamente le differenze che portano alle scelte. Buona musica a tutti.
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