Le differenze. Il suono.
Il KSA 100, prima serie, con trasformatori a lamierini e ventilazione forzata è stato il primo finale “serio” ad entrare nella mia vita, è stato il mio maestro di buon suono, il mio bilanciere, la mia panca per gli addominali, il metro, l’unità di misura, il confine fra le classi amplificatorie, il goniometro, la squadra, il compasso, lo strumento, il riferimento cui tutto rapportare.
L’ho amato e lo amo e non me ne separerò mai.
Ancora oggi sfodera prestazioni straordinarie che potrebbero fare felice qualsiasi audiofilo, laddove la capacità di pilotaggio, la grande energia, il rigore di cui è dotato questo storico amplificatore sono ancora un riferimento irraggiunto per altre produzioni ed altri marchi.
Il mio apparecchio è stato uno dei primi ad essere importato in Europa, essendo una versione demo, dotato di finestra vetrata sul coperchio superiore, utilizzato in un Monaco High End o come diavolo si chiamava all’epoca, del 1982.
Come suona. Come suonano.
Il KSA 100, destò all’epoca molto scalpore per le sue capacità di pilotaggio, essendo dotato di dati di targa notevoli, 100 watt in pura classe A su 8ohm per canale, 200w su 4ohm, 400w su 2ohm, 800w su 1ohm.
Il suono del KSA 100 è fondamentalmente molto neutro, esteso nelle note gravi con grande controllo dei woofer di qualsiasi diffusore gli si dia in pasto.
E’ capace di dipanare grandi masse sonore senza scomporsi, palesando qualche difficoltà solo a volumi altissimi nella riproduzione della musica classica, delle grandi orchestre, se la coppia di diffusori che pilota ha un modulo di impedenza tormentato e di bassa sensibilità e necessita di ancora maggiore potenza.
Per il resto mai nessun problema per ascolti a livello condominiale, casalingo. Il palcoscenico virtuale è sempre molto ampio, alto e profondo, con una scansione dei piani sonori che difficilmente si ritrova anche in amplificazioni moderne.
Il KSA 150, è un nipotino dell’illustre capostipite, un nipote vitaminizzato, ma pur sempre un diretto discendente del KSA 100, che lo precede di circa un decennio. Il KSA 150 è stato prodotto a partire dal 1992, dichiarato per 150 watt in pura classe A su 8 ohm per canale (in verità i test condotti dimostrarono che la potenza massima arrivava addirittura a 220), 300 watt su 4 ohm, 600 watt su 2 ohm, 1200 watt su 1 ohm.
Il suono di questo amplificatore ricorda molto il suono del KSA 100, sostanzialmente si sovrappone evidenziando le stesse caratteristiche di neutralità ed estensione in basso, ma con un suono un pò più lucido, più presente sulle medie frequenze e dunque un po’ più monitor, pur senza perdere le prerogative olografiche del “nonno”.
E’ dotato di ulteriore riserva di potenza, per cui non va praticamente mai in crisi.
L’FPB 300 appartiene ad un periodo successivo, essendo stato prodotto dal 1996 al 2000. Pur discendendo dalla serie KSA, se ne discosta per scelte progettuali differenti, infatti mentre nelle varie serie KSA e KSA-S, la curatissima alimentazione di cui sono dotati si puntella energeticamente su condensatori di grandi dimensioni e capacità (il KSA 100 è dotato di 4 condensatori da 44.000 mf cadauno, il KSA 150 idem, il KSA 100 S solo due grandi da 68.000 mf più due piccoli, di valore minore), l’FPB invece è dotato di sedici condensatori di medio grandi dimensioni e più altri sedici di dimensioni ancora più contenute.
Questa scelta progettuale contribuisce grandemente alla personalità dell’amplificatore, il quale, ove non bastasse è dotato anche di 300 watt a canale in pura classe A. Dichiarato per 300w in pura classe A su 8ohm per canale, 600w su 4ohm, 1200w su 2ohm, 2400w su 1 ohm.
Il suono del FPB appare subito materico, molto più materico dei sui illustri predecessori, ricco armonicamente, dettagliato ed esteso, con un controllo assoluto sulla gamma bassa, ed un gamma media e alta rifinitissima e raffinata.
Ogni variazione timbrica, ogni piccolo dettaglio, ogni minima variazione percussoria e pressoria sugli strumenti a corda, sugli strumenti acustici in genere diviene palese e ricca di nuances.
Il basso articola come mai sentito prima, si ha la sensazione come se nel suono sia stata inserita un’anima solida, tanto diviene materico e plastico.
I bassi oltre ad essere estesi a articolati sono anche velocissimi e assolutamente sotto il controllo del piglio tirannide di questo mostro di grazia e bellezza. Le alte frequenze sono raffinatissime e dettagliate senza mai divenire acide o stridule.
Le voci vengono riprodotte con un realismo da primato, la scena è granitica, focalizzata, enorme, larga, alta e profonda e avvolgente come quasi mai vi capiterà di ascoltare. Gli strumenti e gli interpreti musicali rimangono sempre proporzionati pur quando si alza il volume a livelli stratosferici.
E’ un finale definitivo, una pietra angolare, sul quale si può costruire qualsiasi impianto e accoppiare elettricamente qualsiasi diffusore. Insomma, il tempo non è passato inutilmente.
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