Il progetto Pinturas, ideato dal sassofonista Roberto Ottaviano e realizzato in collaborazione con il chitarrista Nando di Modugno, il contrabbassista Giorgio Vendola e il batterista Pippo D’Ambrosio, raggiunge una nuova fase con questo terzo capitolo, che si distingue per la predominanza di composizioni originali.
Ottaviano, nel descrivere il progetto, spiega: «Dopo anni di collaborazione con artisti di ogni angolo del mondo, non è casuale che questo quartetto sia nato nella mia terra circa quindici anni fa. Il jazz qui diventa il “pennello” che dipinge paesaggi e storie immaginarie, usando una tavolozza infinita che raccoglie tutte le musiche che amiamo, e che, nonostante tutto, continuano a rappresentare un messaggio da trasmettere».
L’album, infatti, si compone di un affresco sonoro vivace, proiettato nel futuro, ma profondamente radicato nelle tradizioni del Sud. Ottaviano prosegue con una riflessione sul titolo: «Il titolo “A che punto è la notte” si ispira a diverse fonti letterarie e poetiche, come Fruttero e Lucentini, Harper Lee, Dylan Thomas e Fitzgerald, ma la notte diventa soprattutto il contesto ideale per dare spazio a interrogativi, memorie e teorie che si intrecciano come costellazioni lontane. La domanda, nel nostro lavoro, si traduce in piccoli haiku musicali che trattano temi che toccano sia l’individuo che la collettività».
La notte, dunque, diventa metafora di un tempo sospeso, in cui si rivelano pensieri profondi, inquietudini e riflessioni sul destino umano.
In questo senso, la citazione da Il buio oltre la siepe di Harper Lee, «Non è mai facile fare ciò che è giusto, ma è sempre giusto fare ciò che è giusto», risuona come una riflessione sulla moralità e sulla lotta interiore che attraversano molte delle composizioni di Pinturas.
La notte, come in Non andartene docile in quella buona notte di Dylan Thomas, diventa il campo di battaglia dove il singolo lotta per non soccombere all’oscurità: «Non andare docilmente in quella buona notte, / la vecchiaia dovrebbe infuriarsi alla fine del giorno; / rabbia, rabbia contro il morire della luce».
Un’urgenza che si ritrova nell’intensità emotiva del disco, dove le tonalità più oscure, le solitudini e le fragilità umane sono costantemente esplorate.
Pinturas ci trasporta anche nella dimensione del tradimento dei sogni, come nei temi trattati in Il lungo sonno di Raymond Chandler, dove il protagonista affronta la disillusione e il fallimento delle sue speranze:
«La verità è che noi tutti siamo in cerca di qualcosa che non possiamo mai trovare, e quando lo troviamo, è troppo tardi».
La musica di Ottaviano e soci riflette questo smarrimento esistenziale, ma anche una ricerca costante di bellezza in mezzo alla frattura del mondo.
Fin dalle prime note di O Silencio das Estrellas di Fatima Guedes, una delle due cover dell’album, si percepisce un’atmosfera di immediata intimità, con la melodia scandita dal sax di Ottaviano che crea un legame diretto con l’ascoltatore. Questo è solo uno dei momenti in cui l’album si distingue per un’interpretazione emotiva e profonda, lontana dalle formule stantie della world music.
A che punto è la notte è, prima di tutto, un disco jazz che affonda le radici nel dialogo tra i musicisti, nell’improvvisazione e nel piacere di “swingare”. Un esempio lampante di questa dinamica si trova in You and the Night and the Words (Like Clouds), dove la chitarra acustica di Di Modugno incanta all’inizio, mentre Ottaviano si lancia in un assolo sorretto da una ritmica essenziale ma perfetta.
La composizione Pinturas propone un tema complesso, sviluppato in un dialogo serrato tra soprano e la ritmica pulsante di basso e batteria.
Il disco è ricco di spunti emotivi, come nella dolcezza di The Moon is Hiding Beyond Your Mouth, che dà ampio spazio a un suggestivo solo di Vendola al contrabbasso. In Boo, una ballad evocativa, la pacatezza della melodia si unisce alla riflessione intima, mentre Notturno indiano ci conduce in un viaggio riflessivo e malinconico.
Un omaggio speciale è riservato al chitarrista pugliese Rino Arbore, scomparso nel 2021, con il brano Like Tears from the Sky, dove gli strumenti si susseguono con delicatezza in un tributo silenzioso alla sua memoria.
Tra le dieci tracce, spicca anche Hermes, un tema dal respiro sudamericano che vedo come uno dei pezzi più affascinanti dell’album. La chitarra acustica di Di Modugno qui offre una performance solista di grande intensità. Scout, con il suo intreccio ritmico complesso, lascia spazio a un assolo di Ottaviano che sfocia in una coda improvvisata.
La conclusione è affidata a Avalanche, un brano di Leonard Cohen tratto dal leggendario Songs of Love and Hate del 1971, qui reinterpretato con un passo latino che si inserisce perfettamente nel contesto del disco, arricchendolo di nuove sfumature.
A che punto è la notte si rivela un lavoro che invita a essere ascoltato ripetutamente, non solo nei momenti di riflessione notturna, ma ogni volta che si cerca di immergersi in un jazz vibrante di emozioni e di ricerca. Come scriveva F. Scott Fitzgerald in Tenera è la notte, «Il mondo cambia, ma non in un modo che vogliamo».
Il jazz di Pinturas è il racconto di un mondo che non smette di evolversi, pur mantenendo la sua essenza intatta, come la luce che attraversa la notte.
Qualità artistica eccellente, registrazione ragguardevole.
Buon ascolto.
Vincenzo Genovese
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