Alex Kapranos e i Franz Ferdinand, non deludono mai. Portatori sani di energia!
Antilopi saltellanti sul palco, sono in grado di coinvolgere e far ballare il proprio pubblico dalla prima all’ultima nota di ogni loro live.
Quattro anni che li avevo nel mirino senza riuscire a beccarli nelle tournèe italiane, ora per un motivo, ora per l’altro. Mai avrei pensato di ritrovarmeli a due passi da casa, nell’ambito di uno dei festival pop rock più interessanti d’Italia.
Il Cinzella Festival è ormai una realtà consolidata e splendidamente organizzata, all’interno di una scenografia mozzafiato costituita dalle Cave di Fantiano a Grottaglie. Questa edizione 2019, proietta la manifestazione ad un livello elevatissimo dopo aver visto scorrere nei tre giorni clou, formazioni rock pazzesche come i Marlene Kuntz di Cristiano Godano, gli Afterhours di Manuel Agnelli e per chiudere col botto, i Franz Ferdinand di Alex Kapranos …appunto.
Senza contare altri 3 appuntamenti d’autore all’interno del Castello Aragonese di Taranto con proiezioni e incontri interessantissimi.
L’11 agosto ho avuto modo d’incantarmi dinanzi al racconto filmato dell’ultima performance tenuta dai New Order al Festival di Manchester nel 2017.
Il giorno successivo, con rammarico, mi sono perso l’anteprima nazionale del docufilm “At the Matinèe”, viaggio nella scena punk hardcore newyorkese.
Ma tornando ai Franz Ferdinand, credo siano davvero portatori sani di energia e …aggiungo, di allegria.
L’esordio sul palco ha dell’incredibile per senso del ritmo ed empatia col pubblico. Kapranos domina la scena con impeccabile abito scuro aderente e cravatta stretta; imbraccia la Telecaster con scioltezza e classe come nella miglior tradizione New Wave alla quale si rifà, trasmettendo il senso della musica oltre ogni virtuosismo gratuito.
Del resto, da David Byrne in poi, abbiamo compreso tutti che il possesso virtuoso dello strumento non è indice di alcunché, quando la musica sgorga dall’anima fluida e decisa, legando col ritmo e mantecando con le ballads un pubblico appassionato e desideroso d’essere parte attiva della performance. E’ il senso profondo della Pop Art e delle sue manifestazioni in musica, in cui la stessa, non è “prodotto finito” ma trasformazione senza bilancia di una ricetta perfetta su disco e tuttavia perfettibile ad ogni live, grazie all’interazione spontanea col pubblico.
Non vi racconterò i dettagli di una serata magica ma lascerò che possiate coglierli dalle foto che ho faticosamente “rubato” (fotocamere vietatissime) con la mia Olympus E-M10 III a cui ho agganciato un tele-obiettivo un pò bizzoso nella messa a fuoco.
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