BUDAPEST QUARTET: i quartetti per archi di Beethoven in vinile originale anni ’50.
Ho avuto l’occasione di imbattermi in un ritrovamento, per me epocale, un paio di settimane fa, in un magazzino di scambio e vendita di roba usata – vinili compresi – di Bologna.
Qualcuno dirà che si tratta di archeologia discografica ma pescare tutti i tre box della prima edizione in LP di tutti i quartetti per archi di Ludwig Von Beethoven eseguiti dal Budapest Quartet è qualcosa di inconsueto e fonte di gioia per un appassionato.
Dopo 65 anni i dodici LP si presentano come nuovi nelle loro tre confezioni vintage CBS dei primi anni ’50 la cui confezione, fa assomigliare a dei 78 giri piuttosto che a Long Playing a 33 giri. È ancora presente il tagliando ingiallito del controllo qualità con il numero di serie dell’operatore.
Non posso fare a meno di chiedermi chi mai si fosse premurato di acquistare tutti e tre i box originali e in quale anno (la prima uscita risale al 1954); averli conservati in tali condizioni, ascoltati pochissimo e con tanta cura (intorno al foro centrale non sono presenti le tipiche rigature da usura che si creano mentre si tenta di infilare il disco nel perno) e non aver danneggiato il box o le buste interne.
Un signore (un bolognese?) dai gusti raffinati sicuramente.
Insieme ai tre box dei quartetti era in vendita anche un box originale di identica fattura contenente i due dischi della prima edizione RCA mono (anno 1952) di tutti i notturni di Chopin eseguiti da Artur Rubinstein. Probabilmente – vado a intuito – l’antico possessore era il medesimo.
Rubinstein li avrebbe incisi di nuovo in stereo negli anni ’60 in parte anche negli studi della RCA italiana in via Tiburtina a Roma.
Ma torniamo al Budapest Quartet e al suo Beethoven. Fondato nel 1917 a Budapest da allievi e musicisti del locale conservatorio (tre ungheresi e un olandese) , negli anni subì numerosi cambiamenti e diversi musicisti si susseguirono a fare parte del gruppo. Ebbe vita fino al 1967.
Verso gli anni ’30, a causa di tortuose vie di parentela di uno dei vecchi fondatori del gruppo originale, tutti e quattro i musicisti erano di origine russa.
La maggioranza di loro proveniva dalla zona di Odessa, sede di una prestigiosa scuola violinistica e fucina di talenti, uno fra tutti David Oistrackh.
Durante e dopo la seconda guerra mondiale il Budapest Quartet era il riferimento circa i quartetti di Ludwig Von Beethoven e ogni nuova esecuzione si misurava con la loro.
Trasferitosi in America agli inizi degli anni ’40, divenne molto popolare e fu eletto “Quartet in Residence” alla Biblioteca Nazionale di Washington.
In questa prestigiosa sede teneva regolarmente concerti e durante gli anni dal 1951 al 1953 registrarono per la CBS tutti i quartetti per archi di Ludwig Von Beethoven, incisione che è l’argomento di questo mio articolo.
Una particolarità che rende queste incisioni uniche è che i quattro strumenti a corda usati per le riprese sono tutti usciti dalle mani del grande liutaio cremonese Stradivari.
Una fondazione intitolata a una mecenate americana proprietaria dei quattro prestigiosi strumenti ne permetteva l’uso a patto che fosse all’interno della National Library e solo da parte del Quartet in Residence.
Con gli anni, altri quartetti ebbero tale onore (Julluard e Amadeus Quartets) ma non sempre poterono esibirsi su questi preziosi strumenti.
I vinili sono pesanti e il suono è mono che più mono non si può ed è incantevole.
– Breve parentesi audiofila –
Come riprodurre nel migliore dei modi sul nostro impianto audio domestico un disco monofonico in vinile di quasi 70 anni fa? Da allora ad oggi la tecnologia si è evoluta e la costruzione dei pick up migliorata ma alcuni punti fermi vanno considerati.
Seppure denominati “Minigroove” i solchi di quei primi LP assomigliavano più a delle U che a delle V. Spesso le note di copertina consigliavano l’uso di pick up monofonici con peso di lettura di 6 grammi e bracci a massa effettiva elevata.
Ho un’importante collezione di dischi lp monofonici originali dell’epoca e i migliori risultati li ottengo usando una testina monofonica dedicata (Miyajima Lab. Zero sferica con raggio 25 micron) un braccio pesante (12 pollici Nottingham “The Foot”) e un peso di lettura di 4 grammi.
Usare testine MM o MC con tagli di diamante spinti (Line Contact, Micro Ridge, Shibata o simili) porta a un suono sterile, poco presente e poco coinvolgente in termini di illusione dell’evento reale.
Qualcuno si è preso la briga di esaminare e misurare in sezione al microscopio la larghezza dei solchi di un LP monofonico di quegli anni.
Ebbene, la misura in larghezza risulta da 2.5 a 4 volte più grande se confrontata con i solchi di un LP dei giorni nostri.
Altra storia è l’ascolto di un LP monofonico stampato ai giorni nostri. Seppure io cerchi di evitarli, in questo caso il taglio del diamante non rappresenta un problema.
Dieci anni dopo il Budapest Quartet reincise tutti i quartetti in stereo per la CBS ma, a detta di tutti gli specialisti e cultori, qualcosa era cambiato (l’età, alcune condizioni di salute non ottimali da parte di alcuni degli esecutori) e l’incisione monofonica degli anni ’50 resta la loro prova migliore in termini di interpretazione artistica.
Una curiosità: la famosa Cavatina (adagio molto espressivo), il quinto movimento del quartetto per archi n.13 in sib maggiore di Ludwig Von Beethoven che dal lontano 1977 viaggia nello spazio inciso su un disco d’oro insieme ad altre tracce sonore nella speranza di incontrare forme di vita aliene intelligenti, in un primo tempo si credeva fosse ad opera del rinomato Quartetto Italiano. La svista di un addetto alla Nasa fece sì che si pubblicasse materiale stampato e foto per pubblicizzare l’evento con l’immagine in bella vista del Quartetto Italiano. Ma la traccia musicale in questione è quella del Budapest Quartet e la provenienza è giusto l’edizione monofonica degli anni ’50. Dischi imperdibili se amate il genere.
leggi altro articolo di Imer Azzani
leggi altro articolo di musica classica