LA VIOLA D’AMORE
Tra gli strumenti dimenticati merita particolare attenzione la VIOLA D’AMORE.
Appartiene alla famiglia dei cordofoni dove la vibrazione della corda si ottiene per strofinio. Come per gli archi tradizionali (Violino, Viola, Violoncello, Contrabbasso) anche in questo caso il musicista utilizza un archetto in legno su cui sono tesi crini di cavallo cosparsi di pece.
La pece è necessaria per creare attrito sulla corda e conseguentemente crea la vibrazione richiesta. La tastiera è libera, pertanto la precisa intonazione è affidata all’orecchio dello strumentista.
Il nome Viola d’Amore ha origini oscure ma le tesi più accreditate sono due: sulla sommità dello strumento, a differenza del tradizionale riccio, viene incisa nel legno una decorazione che rappresenta AMORINO, un puttino bendato dio dell’amore.
Altra teoria si riferisce al sistema di messa in vibrazione: le corde superiori vengono sollecitate dall’archetto mentre, sotto ciascuna di esse sono montate altre corde che vibrano per il principio acustico della SIMPATIA.
In parole povere, quando due corpi vibranti sono accordate sulla stessa nota, sollecitandone una con una forza esterna (archetto o pizzicato), anche l’altra corda vibrerà.
Le corde sottostanti conferisco allo strumento un timbro più intenso, con un leggerissimo alone dovuta alla risonanza libera, non dominata dalle dita del musicista. Può montare un diverso numero di corde ma le più popolari sono quelle a 5 o 7 corde superiori ed altrettante inferiori, con accordatura su triadi maggiori Es: LA-RE-LA-RE-FA#-LA-RE.
Le aperture sulla cassa possono essere le tradizionali S oppure si intaglia il legno a forma di fiamma.
Nato nel barocco, ha avuto vita breve, anche se tanti compositori hanno scritto concerti musicalmente interessanti. Ma i molteplici problemi di intonazione stabile, di accordatura su 14 corde, sostituzione scomoda delle corde sottostanti, ne hanno scoraggiato l’uso.
Citando i compositori più conosciuti che hanno composto brani per la Viola d’Amore ricordiamo Vivaldi, Bach, Telemann. Pochi sanno che anche Giacomo Puccini nella sua opera “Madama Butterfly” ne prevede l’uso.
Nel concerto dell’orchestra d’archi “STILNOVO ENSAMBLE”, il violista affronta un difficile concerto in RE Maggiore scritto da Antonio Vivaldi (RV 392). Il “Prete Rosso” si è cimentato nella composizione di tutta la famiglia dei cordofoni, anche a corde pizzicate (es.mandolino) ma era anche l’epoca d’oro della liuteria bresciana e cremonese, oltre ad essere egli stesso un valente violinista.
Nel breve video, il violista Paolo Castellitto ci mostra il suo strumento in tutto il suo splendore costruttivo e sonoro.
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