extraudio x250 pure class AD.
Ero incerto se raccontarvela tutta ma proprio tutta.
Non certo per la necessità di nascondere qualcosa, quanto per l’opportunità di raccontare una prima parte che, ai fini della recensione, risulta essere totalmente ininfluente ma …tant’è. Ho deciso di vuotare il sacco integralmente ed eccomi qui a tessere la cronistoria di una convivenza lunga ormai 5 mesi.
Primi di febbraio 2019. AudioSinapsi non ha ancora compiuto il primo mese di vita online quando ricevo la telefonata di Gigi Colaci, persona gentile che mi chiede un incontro in redazione.
Lo ricevo alcuni giorni dopo e in un attimo, arriviamo empaticamente al dunque: un suo caro amico spagnolo, progetta elettroniche da qualche anno e vorrebbe farmele ascoltare. Fin qui nulla di strano ma quando Gigi inizia a parlarmi di Class AD, rimango perplesso e lo stoppo con un perentorio“NON SI PUO’!”.
Avrei voluto raccontargli la storia dello Zio Enzo e dello Zio Nicola, ma temo non avrebbe apprezzato in quel momento, ma in questa sede voglio raccontarla a voi.
Correvano gli anni 40 e i miei zii si apprestavano a declamare a turno la poesia di Natale a mio nonno durante il pranzo natalizio. Zio Enzo tronfio d’orgoglio, si erse in piedi sulla sedia e con fare “solenne” di un bimbo di 6 anni che aveva appena imparato a leggere, svolse il foglio della “letterina” e iniziò così: “venticinque meno dodici meno millenovecentoquarantasette”.
Dall’altro capo della tavola imbandita, si alzò un grido “NON SI PUO!’”.
Quel dispettoso della buonanima di Zio Nicola, di qualche anno più grande, aveva appena decretato la fine prematura della letterina fra lo scoppio di risate di fratelli e cugini e le lacrime di Zio Enzo che si rifiutò di proseguire nella lettura oltre la data 25-12-1947 che campeggiava in alto al foglio e che il povero zio, aveva scambiata per una sottrazione. Scappò in camera da letto e digiunò tutto il Natale, ripetendo a se stesso e ai cugini mortificati “ma come non si può! Sta scritto!”
Dopo questo aneddoto, probabilmente sarà chiaro il perché della mia reazione spontanea; siamo abituati a classificare le elettroniche per classi di funzionamento legate alla polarizzazione degli stadi, le più note delle quali in hifi sono la Class A, AB, B e D.
Mai prima d’ora mi era capitato di sentir parlare di Class AD ma c’è sempre una prima volta e ve la racconterò nelle prossime righe.
Acconsento dunque a farmi inviare il link al sito e le descrizioni tecniche dell’amplificatore Extraudio X 250 e con mio stupore, leggo chiaramente sullo splendido frontale la scritta Pure Class AD. E’ abbastanza per far scattare la curiosità. Voglio provarlo.
Trascorrono trenta giorni e suona il corriere. L’unboxing di un oggetto immacolato è sempre una pratica eccitante e quei minuti frenetici in cui lotti con l’imballo, sono fondamentali per alimentare le attese della prima impressione. Bello bello bello. Si presenta in una livrea di un tono arancio originalissimo; pesa come un mattone e trasmette una sensazione di estrema solidità.
Aprendolo, esclamo la celebre “less is more” di Mies van der Rohe, frase frequente nel mio vocabolario quotidiano. Mai avrei creduto di leggerne la sua successiva integrazione in “less is more, but better executed” del mitico designer tedesco della Braun Dieter Rams a cui Extraudio s’ispira apertamente nel suo manuale di presentazione.
Lo metto a rodare ma che fatica! Suona imballato per giorni e giorni e non mi do pace.
Tre mesi di attesa per completare le 400 ore consigliate 300 delle quali non accennano a mutare forma a quel suono perfettino ma poco eccitante.
Rimugino rievocando tutte le occasioni in cui ho ascoltato amplificazioni in Class D; sempre il medesimo effetto di perfezionismo poco umano; non si riesce mai a trovare uno specifico difetto, ma neanche uno specifico pregio se non l’estremo controllo della gamma bassa, vero punto di forza della Class D.
In verità, all’approssimarsi delle 400 ore, qualcosa cambia in termini di apertura della scena, già dall’inizio ampia ma via via, sempre più slegata dai diffusori fino al mio zenith, coincidente col concetto di “diffusore spento”.
Sono pronto a scrivere la mia recensione, certamente positiva e con spunti interessanti ma di certo non entusiasmanti.
C’è tanto controllo in basso, c’è la citata scena acustica; ci sono voci molto belle e perfettamente incastonate nel complesso degli strumenti ma mancano di luce propria e latita l’ambienza. Ne parlo col buon Gigi che riferisce a Thomas il progettista spagnolo. Tempo mezza giornata e Thomas mi scrive, confermando ogni mia perplessità e chiedendomi di portare pazienza. Manda a ritirare l’integrato e mi invia, negli stessi giorni, la versione MK II a cui già stava lavorando, conscio di alcuni limiti della sua macchina.
In tutta franchezza, non mi aspetto rivoluzioni ma nel frattempo, ho messo in prova altre amplificazioni “tradizionali” da recensire e qualcosa di quell’integrato appena partito, già mi manca.
Passano 5 giorni e una strana irrequietezza mi assale quando mi pongo in ascolto critico nella saletta della redazione in cui per 4 mesi ho ascoltato quasi esclusivamente l’ Extraudio X250.
L’abitudine ad un certo tipo di suono è sempre in agguato e tuttavia, mi considero relativamente immune o perlomeno, consapevole di questo rischio assuefazione. Sarà, ma quel suono veloce, preciso e schietto un po’ mi manca, nonostante la vena critica verso una certa mancanza d’aria dell’ampli ispano-olandese permanga chiara nella mia memoria uditiva.
Sesto giorno (ben tre più di Cristo; esporrò reclamo alla SDA), il corriere suona alla porta e scarica la versione MK II directly from Holland.
Attacco subito ma senza aspettative specifiche; semmai, la curiosità della controprova, rispetto alle valutazioni dei giorni in cui ne ho avvertito la mancanza.
Piccolo particolare: il fedele dac Audio Gd, è nel frattempo impegnato in un’altra sala d’ascolto e senza pensarci granché su, attacco un relativamente modesto IFI Nano nella catena d’ascolto, per il resto invariata.
Spettacolo! Diffusori totalmente svaniti nello skyline delle elettroniche e tanta, tantissima aria intorno a voci e strumenti; quell’aria che tanto mi mancava nella versione precedente e che adesso si rivela il primo indice assoluto all’accensione di questo upgrade.
Un Kyrie da colpo apoplettico figurato pervade la stanza d’ascolto, con il coro immanente e stagliato sul muro posteriore che procurerebbe la pelle d’oca allo stesso Mozart se passasse per la nostra redazione. C’è aria fra le voci nonostante l’unisono meraviglioso.
Passo in rassegna gli stessi brani test dei mesi trascorsi in compagnia della versione precedente dell’ampli:
dall’album Doctor 3, estraggo Close to you e il pianoforte di Danilo Rea, risuona libero e stracolmo di armoniche; lancio Theme from Schindler’s list e i piatti di Fabrizio Sferra vibrano di bronzo e rame spesso, caldo e sul finire della nota, lucido come l’argento.
Rimetto su del buon rock lasciando scorrere Speaking in Tongues dei Talking Heads per tutta la sua durata e mi dico. “in gamma bassa non è cambiato; era preciso e lo è tutt’ora” ma mi sbaglio. E’ quando passo ai Japan di Gentlemen take polaroids che mi accorgo di quanta libertà abbia acquistato persino la musica rock (è nota la mia avversione per i giudizi audiofili espressi sui generi elettrificati). Provo a carpire la provenienza di questa sensazione, la scopro, non ho dubbi: è aumentata la velocità dello “stop and go” dei transienti più bassi e con essa, il senso del ritmo e la libertà collegata ad esso.
Un suono moderno, veloce, preciso e perfetto ma non più perfettino“Class D style”, ovvero afflitto da “flat-noia”(neologismo appena creato e senza futuro alcuno) anzi, vivace, armonicamente ricco (seppur non confrontabile con la ricchezza armonica delle migliori realizzazioni della Golden Age); gradevolmente “smooth”ma senza alcuna traccia di vecchi “roll off added amplifiers”, panacea di tutti i mali delle vecchie sorgenti digitali su meccanica cd.
Non posso credere che l’onesto dac IFI Nano sia all’origine di un cambiamento così netto ed evidente, ma non riesco a staccarmi da questo suono ritrovato e accresciuto di valore che tanto ho amato e odiato nei mesi precedenti.
Tempo due giorni per completare un’altra prova d’ascolto nella sala adiacente della redazione e riporto il dac Audio Gd nella catena a monte dell’Extraudio. Neanche a dirlo e tutto si magnifica ulteriormente di una misura “n”, persino difficile da quantificare. Fra i due Dac di fascia diversissima non c’è alcun confronto ma l’integrato olandese continua a saturare d’aria limpida la sala d’ascolto, con una firma inequivocabile.
Non posso fare altro che mettermi in contatto via Whatsapp con Thomas e chiedere la natura degli interventi di upgrade. Inutile descriverli con mie parole, ve li elenco semplicemente così come ricevuti:
“Hi Carlo. What does the new MKII version provide?
Naturalness in the voices, an improvement in the high frequencies and silences, accuracy in the timbre of the instruments, improvement of the stereo accuracy, greater spatiality in the sound scene, etc …”
General changes to be made in the update to MKII:
- Premium Gold Fuse
- Change to resistances from 1% to 0.1% tolerance, hand made and matched pair all resistors.
- Changes in the power supply, Change Toroidal transformer 120VA
- Adjustment of the polarization of the new working point of the new thermionic valves
- Adjustment of filament voltage
- Selection of new valves, with ultra precision digital meter, balanced internal triodes plus matched pair, plot.
- Installation of new valves, PREMIUM thermionic valves 6922 gold pin
- Measurement of quality parameters with the digital audio analyzer
- Listening to the product and tuning by ear
- Final quality control and packaging
Best Regards
Avete appena scoperto che l’integrato Orangeè dotato di una sopraffina sezione di preamplificazione a valvole che vi ho tenuta nascosta finora, nel tentativo di tenervi incollati alla lettura fino a questo punto, poiché ritengo che le impressioni d’ascolto di una recensione siano ben più importanti degli aspetti tecnico progettuali. Ma non basta.
Credo conveniate con me, che una simile capacità di autoanalisi critica del progettista, sia rilevante ben più che le convinzioni incrollabili di alcuni altri nostrani ai quali non si può obiettare nulla, pena la perdita della stima.
Ma è forse il caso di dirvi, che l’Extraudio X 250 è dotato “anche” di una superba sezione phono di straordinaria bellezza, in grado di tirar fuori un sound ancora più ammaliante, leggiadro, luminoso e ricco di umanità di quanto già faccia la sua magnifica sezione linea.
Scorre del buon jazz anni ’50 su vinile Blue Note; scorrono tracce moderne su etichetta Dodicilune ed ogni sfumatura delle rispettive incisioni d’epoche differenti è rispettata.
Ma a questo punto del racconto, è il caso che provi a spiegarvi l’arcano della benemerita sigla Class AD.
Come tutti, ho creduto si trattasse della semplice integrazione di uno stadio di preamplificazione in Class A connesso ai moduli finali in Class D ma …non è esattamente così.
Extraudio ha inizialmente collaborato con l’equipe danese Bang & Olufsen e con gli ingegneri giapponesi di Ice Power nella ricerca della migliore soluzione di sintesi fra lo stadio di preamplificazione in Class A e quello finale in Class D ma senza riuscire a tirar fuori l’estrema musicalità di cui è portatore sano questo amplificatore. E’ solo dopo aver messo a fuoco la questione, che Thomas è riuscito a ottenere una modifica della polarizzazione del buffer d’ingresso dei moduli Hypex OEM che equipaggiano le sue attuali elettroniche, ottenendo una configurazione di detti moduli esclusiva per la produzione Extraudio. Benché ad alcuni possa sembrare una modifica relativa, per Thomas è la sintesi dialogica ideale delle due classi di funzionamento, tale da potersi definire “pure class AD” con convinzione e soprattutto, con risultati d’ascolto entusiasmanti come vi ho più su raccontato.
Thomas afferma che lo stadio di preamplificazione sia il 90% del risultato sonico di ogni elettronica, in termini di musicalità, ed è per questo che cura maniacalmente questo stadio come traspare chiaramente dalle modifiche su questa versione MK II che ho riportato più su in questo articolo e tuttavia, crede fortemente nell’energia “fredda” della class D, capace di generare potenze inaudite con dimensioni contenute delle elettroniche e senza inutili “spargimenti termici” e di consumi.
Extraudio è un’azienda dalle idee chiarissime e moderne, con una “carta dei valori” impressionante per chiarezza degli obiettivi e per la Eco Mission che si è data. A tal proposito, devo necessariamente allegarne un estratto, poiché è la prima volta che mi capita di leggerne una così chiara e ben scritta:
Extraudio ECO Concept:
0High quality European products
Products are completely European.
(High-end is the top range of the High Fidelity, so it incorporates the highest quality, the most innovative and the most advanced solutions in the market.
The devices are very robust and handmade, in order to last in perfect conditions for many years.
To achieve such a demanding quality criteria, the products only can be manufactured with European materials, since these are the ones that offer a higher quality, control and exact tolerance in their components).
1 Fight against planned obsolescence:
Applying the anti-obsolescence principle we solve, without buying new
equipment, the audiophile need of constant change and renovation.
We are totally identified with the philosophy of creating sustainable
products, with the possibility of making them unique, customizable and
expandable, creating brand value.
Besides, we can expand them with a simple action (software-hardware)
in our technical lab or remotely via internet, providing extra services.
2 Eco design
Extraudio wants to be a brand committed to sustainability, on which
it will apply the eco design concept, studying the energy minimization
of consumption during the manufacturing process and the product’s
lifetime.
We will create environmentally-friendly products, reducing the range
of materials used in the manufacturing process and designing the
products for an easy separation and classification after their lifetime.
We will use recyclable materials and environmentally-friendly
technologies: Our product strategy is based on the long life time
of our devices.
3 Energy efficiency
Energy efficiency is one of our biggest concerns.
In the High Fidelity and High-end sectors a lot of electric current
is wasted due to the over sizing of the chosen components.
We work with specific cold technologies that other a similar or
higher power, consuming 10 times less. Besides, we have
reduced the minimum consumption in standby to 1 watt, versus
the standard 5 watts in these kinds of products, offering a more
efficient handling of energy.
4 European Directives
All Extraudio products will follow and will be homologated to
the European directives and quality standards:
Directive 2002/95/CE for Restriction of Hazardous Substances in
electrical and electronic equipment, RoHS
Every product will include an EC declaration and the EC
conformity mark, directive 93/68/EEC, besides of being designed
and manufactured inside the European Union.
5The design of Extraudio products is studied
on a extreme way until the smallest edge.
We know that the finishing, the quality
and the precision of details, the
components and the materials
used have to match the
excellence of sound.
We look for an easy to use and
minimalist human design, as
neutral as possible to be
combined with other equipment’s,
but with its own character.
We have worked on the internal
and external design up to the very last detail,
looking for the perfection in electronic
and mechanical engineering.
C’è ancora dell’altro? C’è il prezzo, oscillante intorno alla deadline dei 10k euro. Ci sta dentro un pre a valvole, un finale da 250w, un pre-phono meraviglioso, un telecomando in alluminio con raggio d’azione 80mt (attraversa i muri delle stanze) e soprattutto, ci sta dentro una nuova musicalità con nobili natali ma pochi precedenti d’esperienza.
E’ una rivoluzione? Non sono in grado di affermarlo, ma mi sento di poter sposare senza alcun dubbio, il concetto di “High End Democracy” coniato dall’azienda del “Sound of the North Sea”.
set up della prova: Dac Audio Gd R7 – giradischi Thorens TD 166 – amplificatore integrato Extraudio X250 – diffusori Genesis Im 8300 – cavi Supra – filtro alimentazione Teorema Elettrico
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